l’altro giorno eccezionalmente ho fatto l’esperienza del parcheggio con distributore automatico, sbarra, quelle storie lì.
cioè entri con la macchina e prendi bigliettino come in autostrada, poi quando ti ricordi di tornare vai al distributore, metti il bigliettino e ti dice quanto devi pagare e poi quando esci ti avvicini a altro mangia-biglietti, tiri giù il finestrino con manovella, smadonni perché non arrivi a mettere dentro il biglietto, slacci la cintura, metti in folle, tiri il freno a mano, apri la portiera e inserisci il biglietto e finalmente si apre la sbarra quindi fai tutta la procedura di preparazione alla guida e te ne vai, dopo che quello dietro di te, con la mercedes biposto, ha cominciato a suonare il claxon.
ma la storia che volevo raccontare era un’altra. quando sono andata lì a sta macchinetta automatica per pagare davanti a me c’era un signore presumibilmente afroamericano, a giudicare dai pantaloni desert storm. e si è avvicinato un giovane africano venditore ambulante con zainetto, proponendo, in modo molto gentile, la sua mercanzia. si è rivolto in inglese al giovane afroamericano, non ho sentito bene perché parlava con tono basso, ma immagino si sia appellato alla presunta vicinanza emotiva fra lui e il giovane afroamericano perché questo, con grande distacco, gli ha detto "I’M NOT LIKE YOU" (non sono come te) e il giovane africano gli ha detto: "YOU MUST HAVE BEEN LIKE ME ONCE" (una volta devi essere stato anche tu come me). l’altro non risponde, scuote la testa, e il venditore gli dice, con grande grazia: "OK, GOD BLESS YOU" (ok, dio ti benedica), invece di mandarlo a quel paese come avrei fatto io. ovvio che ho comprato dal venditore dei calzini altrimenti importabili, con disegno di mucca pezzata. I AM LIKE YOU, venditore gentile.